Con il termine verità (in latino veritas, in greco αλήϑεια) si indica il senso di accordo o di coerenza con un dato o una realtà oggettiva, o la proprietà di ciò che esiste in senso assoluto e non può essere falso.
Con il termine realtà si intende ciò che esiste effettivamente, di solito in contrasto a ciò che è illusorio, immaginario o fittizio.
A volte viene anche contrapposta al sogno.
Questo concetto pone diverse questioni sia nella scienza sia nella filosofia, entrando in contatto con la domanda ontologica dell’essere (fonte wikipedia).
Tutto ciò che è reale è anche vero. Ma è reale tutto ciò che è vero?
Spesso la nostra mente ci inganna e questi due termini apparentemente dal significato simile ci fanno commettere errori e prendere abbagli.
Ciò che è vero appartiene alla realtà immaginaria della maggior parte della società ma la realtà spesso si contrappone e ci fa perdere di vista ciò che sarebbe giusto fare cioè “vero”.
Allora come fare per far si che queste due “dimensioni” coincidano, fino a sovrapporsi, il più possibile?
Mi piace a tal proposito citare due autori, formatori e imprenditori il primo è Jim Rohn (è stato un imprenditore statunitense, autore e speaker motivazionale) sosteneva che: “se non cambi qualcosa in ciò che stai facendo oggi, tutti i tuoi domani saranno come ieri”.
L’altro è l’amico Paolo Ruggeri il quale sostiene che: “per creare la realtà dobbiamo essere disposti ad uscire dalle nostre zone di comfort“.
Entrambi i punti di vista appaio veri e, dal mio punto di vista, reali.
A questo punto proverò a rispondere alla domanda iniziale: “quale confine tra verità e realtà?”
La verità si trasforma in realtà nel momento in cui incontra qualcuno in grado di applicare la conoscenza pratica (conoscenza tecnica, pratica, esperienza) alle azioni necessarie (vere) a creare una realtà nuova.
Voi che ne pensate?